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Woodstock la cultura underground e psichedelica

 Caro Michael Lang come molti siamo spiaciuti che non puoi ripetere il grande raduno musicale di Woodstock, peccato, avrebbe creato un fragore mediatico che ci avrebbe accompagnato per anni. Ma diciamoci la verità, sarebbe potuto ripetersi quel fenomeno non solo musicale che è stato Woodstock? Le autorizzazioni, i permessi, la sede che è venuta a mancare sono tutte le giustificazioni che spiegano la rinuncia? La verità è che in cinquanta anni tante cose sono cambiate. Woodstock era il prodotto della cultura underground e psichedelica che adesso non c’è più, era una cultura nuova che si affacciava nella scena sociale americana che aveva bisogno di farsi notare, di dare esempio e Woodstock fu l’occasione giusta. In quegli anni si parlava di una società Hippie che fece alcuni tentativi di adunate di modesta portata nella terra d’origine, San Francisco, rimanendo però piccoli fenomeni isolati. Il 16 ottobre del 1965, la comune The Family Dog organizzò alla Longshoremen’s Hall di San Francisco il concerto “A Tribute to Dr Strange” a cui parteciparono anche i Jefferson Airplane. Dr Strange, celebre personaggio di un famoso fumetto, era tale, cioè strano, perché prendeva una droga l’Iso36(per non dire LSD). Questo evento segnò l’inizio della stagione hippie. Erano concezioni esistenziali causate dalla grande speranza di vita possibile dopo l’incubo delle atrocità della seconda guerra mondiale: il fascismo, il nazismo e la bomba atomica.

Fermenti culturali in atto nonostante la guerra in Corea da poco conclusa e la guerra in Vietnam ancora in corso. Si era underground perché si voleva creare una società alternativa, parallela a quella di massa di stampo borghese. Sorsero spontaneamente e ai margini della società: gruppi teatrali, laboratori artistici, cineclub, spazi sociali a gestione comunitaria, librerie, case editrici, riviste politiche e letterarie, etichette discografiche indipendenti, negozi dell’usato, cucina alternativa, religioni orientali e circoli culturali vissuti da una comunità magmatica, fenomeno che dagli USA si estese a tutto il mondo occidentale. In Europa potremmo dire che il movimento psichedelico lo iniziarono i Pink Floyd, nati nel ’65, che terranno la scena psichedelica in auge dal ’66 in poi. Anche se non ci fu una vera e propria corrente artistica chiamata underground o psichedelica tutta la produzione di quel periodo ne restò profondamente influenzata soprattutto dal punto di vista comportamentale e dal look trasgressivo dei personaggi che l’animavano, di tutte la più eclatante e spettacolare fu la Factory di Andy Warhol che fu modello per tanti altri gruppi di artisti in tutto il mondo. Un fattore scatenante dell’avversione sociale e del radicalismo nel costume fu il rifiuto alle armi, nella metà degli anni ’60 numerosi giovani statunitensi erano “underground” nel senso che erano renitenti alla leva e scappavano in Canada. .

Infatti, Woodstock era la rivolta pacifica contro la guerra in Vietnam, si volevano capovolgere le finalità date ai giovani di sacrificarsi per una lontana e inutile guerra. Lo slogan che unì quei giovani era, per l’appunto, Fate l’amore non fate la guerra. Che senso ha adesso quando la leva obbligatoria non c’è più come anche un impegno militare cosi massiccio come quello del Vietnam? Non sono solo i connotati di costume e politici a essere cambiati ma anche quello musicale, il maggior richiamo, viene meno. La scena rock degli anni ’60 era tutta schierata sul fronte anti commerciale e il concerto all’aperto, quello nel bosco, aveva un significato di festa giovanile fuori dal sistema dai precisi connotati culturali e politici di rivolta. La droga aveva una parte culturalmente dirompente che adesso non ha più, almeno in senso così estremo. Gli hippie propagandavano l’LSD come mezzo di evoluzione sociale, una convinzione che allora furoreggiava ma che adesso nessuno si sognerebbe più di dire. Timothy Leary (accenditi, sintonizzati, abbandonati…) e altri profeti delle droghe di li a poco caddero in travagli disastrosi lasciando un segno opposto ai presupposti per i quali si erano battuti. La vita comunitaria ben presto si esaurì perché divennero esempi di dissoluzione totale (molta della quale era la versione alternativa ai campus universitari nei quali all’interno alloggiava). Come dicevo, la scena musicale non è più underground, almeno quella emergente, non ci sta più chi si offre gratis, anzi, con le batoste che la major hanno preso ultimamente dalle nuove tecnologie(molte sono fallite), proprio i concerti sono diventati le uniche fonti di grosso guadagno costituendo uno standard commerciale la cui asticella è posta sempre più in alto da una macchina dello spettacolo e dai gruppi musicali sempre più avidi di denaro. A differenza di cinquanta anni fa quando le grandi speranze di cambiamento veicolavano utopie, adesso c’è l’incertezza del futuro economico e del pianeta minacciato dal riscaldamento globale, dall’inquinamento ecc. Compresa una mentalità diffusa dei giovani di adesso che non è più il rifiuto del denaro e del lavoro ma la cinica concretezza del vincolo alla ricchezza e al successo desiderata da una parte del globo mentre  dall’altro versante l’enorme domanda di sopravvivenza del terzo mondo.  Anche se mitizzate le giornate di Woodstock non andarono per il meglio, anzi, come vedete nel link che ho messo sotto, parecchie sono le autorevoli voci contrastanti, forse è stato meglio così, che Woodstock rimanga solo un ricordo. A riguardo leggetevi quello che dice Eddie Kramer  e se volete conoscerli Timothy Leary     e la strana droga del D. Strange  L’Iso 36 .

P.s.: Se avessero fatto il concerto sarei corso a vederlo !!!!

Woodstock la cultura dell'underground e della psichedelia