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Mario Nalli, nuovo catalogo

Alla mostra in corso nella galleria “Arte e Pensieri” si aggiunge un importante evento per gli appassionati d’arte e per chi ha visto “Fino all’ultimo fiat-o” di Mario Nalli, la presentazione del catalogo di cui abbiamo il testo scritto dal prof. Lorenzo Canova, storico e critico d’arte. Un appuntamento da non mancare.

LA FORMA DEL RESPIRO
Lorenzo Canova
Una parafrasi artificiale della natura, un viaggio simbolico in cui le immagini
perdono il loro corpo fisico nei meccanismi di un sistema metaforico e
allusivo: con il medium della pittura Mario Nalli insegue le forme inafferrabili
dell’acqua e dell’aria per imprigionarle e cristallizzarle attraverso una
misteriosa metamorfosi metallica.
Nalli si confronta da anni con il mare, con la sua superficie e le sue
profondità, un tema che ha declinato in molti modi e giunto fino alla grande
Onda di sangue protagonista di un progetto del 2015 nella galleria L’Attico di
Fabio Sargentini.
Non sembra quindi un caso che un’altra mostra personale dell’artista (ancora
presso L’Attico) si intitolasse invece Miraggio di mare: le acque che Nalli
porta sulla tela appaiono infatti dotate davvero del senso enigmatico
dell’illusione e si presentano come le presenze di una natura trasfigurata e
del tutto irreale, un mondo ricreato da una visione fantastica che converte
l’elemento liquido in lastre specchianti e rilucenti.
I coralli, le conchiglie, i riflessi e le increspature dell’acqua si trasformano così
in qualcosa di ricco e strano (canterebbe Ariele ne La Tempesta di
Shakespeare) e Nalli ne imprigiona i segreti in una stesura cromatica che
evoca le rotture e le fusioni di un cosmo ctonio e primigenio, fatto di minerali
preziosi e di antichi incantesimi che ridanno vita alla millenaria magia della
pittura.
In questo ultimo ciclo il pittore ha sviluppato dunque la sua ricerca e ha scelto
di ritornare alle radici della nostra esistenza fisica, usando il tema del fiat-o
per confrontarsi con quel respiro che nell’ultimo anno abbiamo dovuto
nascondere, allontanare ed evitare per evitare di contagiare e di contagiarci.
Nalli tuttavia evita ogni tipo di retorica usando un linguaggio astratto in cui la
pittura sembra seguire la musicalità del respiro (e non a caso in alcuni titoli
richiamano proprio gli strumenti a fiato) attraverso i tracciati di una tessitura
invisibile, ricomposta davanti ai nostri occhi nelle correnti di colore che si
distendono sulla tela.
Nalli, pur servendosi di un linguaggio aniconico, sembra essere entrato nel
cuore di un macrocosmo che si rispecchia nel nostro microcosmo ferito e
incerto, nei vortici di ipotetiche tempeste magnetiche e nei flussi di sangue e
di aria che ci fanno vivere.
Il pittore ci precipita dunque in spazi abissali e i suoi veli di colore si
dischiudono animandosi di vibrazioni tonali e di cangiantismi che segnano le
architetture fluide dei quadri.
L’acqua dei cicli precedenti sembra essersi pertanto tramutata in un vento,
allusivo forse al respiro del mondo o al soffio dello spirito che aleggia sulle
acque per dare forma al caos.

La pittura di Nalli ci accompagna così al centro di un nucleo esistenziale, nel
punto cruciale in cui il respiro stesso della vita si abbandona al corso del
divenire e dove il gesto creativo del pittore insegue il mosaico inafferrabile di
una creazione superiore, le coordinate nascoste di una partitura ermetica
rivelata attraverso i poli congiunti della luce e delle tenebre, nell’armonia
discorde di un cosmo eternamente sospeso tra ordine e disordine.