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Ecce Homo

Siamo forse al dunque di un iter filosofico nato per fondare un nuovo pensiero, una nuova religione. Cristo viene mostrato al pubblico da Ponzio Pilato, che chiede che venga giudicato dal popolo che si pronuncerà per la condanna a morte. Mantegna in Ecce Homo ripropone il momento cruciale come a chiedere a un ipotetico pubblico: vale la pena morire per voi, umanità ingrata? Vi redimerete come Cristo pensava dopo l’estremo sacrificio?

Domande che danno l’evidenza del travaglio di quei giorni di scontro teologico del Messia con gli ebrei e che sono fondamento della religione cristiana e cattolica. Ma la sete di verità, come tutti sappiamo, non si è esaurita: il rinascimento e l’illuminismo sono alcune delle tappe che ci hanno portato fino ad oggi, quando ancora scontiamo lo stesso problema. Vale la pena di morire per la verità quando è il dubbio che ci condiziona più di ogni altra cosa?

Sia pure tra mille difficoltà, l’uomo è riuscito a capirsi e a spiegarsi, ma questo, come sappiamo, non è accettato dai vari poteri perché è vita, semplice godimento della permanenza sulla terra. Concezione osteggiata al punto che il travagliato quesito ritorna: vale la pena di morire per affermare la genuina identità? Di credere in noi stessi come genere umano o di abbandonarsi alla rinuncia esistenziale? Di essere superuomo?

“Il concetto di Dio fu trovato come antitesi a quello di vita, in esso fu riunito in una terribile unità tutto ciò che vi era di dannoso, di velenoso, di calunnioso, tutto l’odio mortale contro la vita. Il concetto dell’al di là, del vero mondo fu creato per disprezzare l’unico mondo che ci sia, per non conservare più alla nostra realtà terrena alcuno scopo, alcuna ragione, alcun compito! I concetti di anima, di spirito, e, infine, anche quello di anima immortale, furono inventati per insegnare a disprezzare il corpo sino ad ucciderlo, a renderlo malato -cioè santo- per opporlo a tutte le cose” (F. Nietzsche, ho cambiato apporre in apporlo)

di seguito alcuni esempi strepitosi che l’arte ci ha dato

 

da leggere articolo su mostra a Palazzo Barberini

La stanza di Mantegna e Gotico americano

Giovanni Lauricella